Cantiere del Pardo sceglie Multinautic e Marina dei Cesari

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Primi effetti positivi dei lavori di dragaggio

Tra i primi ed immediati effetti positivi dell’avvio di questo atteso dragaggio, che ripristina da subito le condizioni per l’accesso al porto turistico anche di imbarcazioni a vela ad elevato pescaggio, si registra la decisione del Cantiere del Pardo, prestigioso marchio di barche a vela italiane di grande qualità e innovazione.

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Il Cantiere di Forlì, costruttore dei mitici Grand Soleil ha infatti assegnato a Multinautic, gestore dei servizi nautici all’interno di Marina dei Cesari, il ruolo di Centro Assistenza Ufficiale per tutto l’Adriatico per il varo, la consegna e la manutenzione delle sue imbarcazioni (più di un migliaio solo sulla costa adriatica).

Il prestigioso incarico premia la pluriennale esperienza di Multinautic già dealer del Cantiere del Pardo, la professionalità delle sue maestranze e l’eccellenza dei servizi offerti.

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Si tratta anche di un importante riconoscimento per Marina dei Cesari giudicato uno degli approdi più sicuri e meglio attrezzati dell’Adriatico, soprattutto ora che i lavori di dragaggio finalmente avviati riporteranno la profondità del fondale ai livelli adeguati per le barche a vela di maggiori dimensioni (tre metri e mezzo).

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Anche grazie a questa indispensabile garanzia, il Cantiere del Pardo ha in programma per il 2016 il varo a Fano di una decina di imbarcazioni Grand Soleil tra cui quello del nuovissimo GS58, ultimo nato del Cantiere di Forlì, che sarà inaugurato proprio a Marina dei Cesari in aprile quando scenderà in acqua la sua potente carena e la tuga ancora più filante.

Riguardo ai lavori di dragaggio che continuano a ritmo serrato, anche di notte, è fuori dubbio che Marina dei Cesari sia tra gli attori più danneggiati, insieme ai pescatori della marineria fanese, dal progressivo insabbiamento del canale d’ingresso. “I venticinque mila metri cubi previsti in questa prima fase di dragaggio sono il fabbisogno minimo necessario per tornare ad avere un fondale di ingresso di almeno tre metri e mezzo di profondità- ha commentato Enrico Bertacchi, Consigliere del porto turistico Marina dei Cesari il quale ha peraltro sottolineato positivamente la novità dell’approccio al tema.

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“Per la prima volta- ha detto Bertacchi- si è fatto un programma che considera il problema nel suo insieme e già si pensa ai prossimi passi. Dopo questo primo intervento infatti si potrà procedere anche con nuovi dragaggi. La cosa più significativa e nuova rispetto al passato – ha sottolineato Bertacchi- è la creazione di un tavolo di concertazione che vede riuniti tutti gli attori interessati – Amministrazione locale, Regione, porto turistico, marineria, cantieri – e la volontà di avviare un’attività continuativa di manutenzione ordinaria. L’obiettivo finalmente è risolvere il problema alla base e non ricorrere più a interventi straordinari, più onerosi ed estremamente penalizzanti per tutte le attività economiche che gravitano intorno al porto e che creano lavoro e ricchezza per tutta la città.”

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Dalle analisi effettuate in fase di studio risulta che i materiali prelevati all’imboccatura del Porto siano quasi interamente riconducibili alle classi inquinanti A1 e A2, quelle che generalmente destano meno preoccupazioni in relazione al loro smaltimento. In effetti, la classe inquinante A1 identifica sabbie ricollocate primariamente per il ripascimento di arenili e per il ripristino di spiagge sommerse. Invece i sedimenti appartenenti alla classe inquinante A2 sono riconducibili a sabbie ancora “benigne”, che tuttavia presentano una percentuale di limo troppo alta per destinarle al ripascimento, pertanto esse saranno riversate in una zona d’immersione a mare autorizzata, individuata dall’Autorità Portuale 4 miglia al largo del Porto di Ancona.

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Sebbene i rilievi effettuati finora non ne abbiano fornito evidenza, è lecito aspettarsi che soprattutto le darsene più interne del porto commerciale di Fano possano ospitare fanghi di classe inquinante B, indice della presenza di idrocarburi, metalli pesanti, ma anche residui di trattamenti antivegetativi ed altre particelle nocive. Questa categoria di fanghi deve essere sottoposta a trattamenti depurativi prima di poter procedere con il suo smaltimento, il che ne rende obbligatorio il deposito in discarica o in casse di colmata. Tuttavia questa eventualità non preoccupa l’Amministrazione Comunale, che in misura preventiva, ha già ottenuto la disponibilità della cassa di colmata di Ancona per lo stoccaggio di una quantità vicina ai 25.000 metri cubi di fanghi inquinanti.

In altre parole, il dragaggio coprirà un’area ben più ampia dell’imboccatura della darsena in quanto il quantitativo dragabile è di gran lunga superiore a quello preventivato.

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