Galileo e Marina continuano il racconto del loro viaggio in Antartide intrapreso nel 2000 sul 14 metri Fragola.
Pian piano eravamo arrivati a Puerto Deseado dove ci eravamo fermati un paio d’ore per fare un poco di cambusa. Il porto è una alta banchina in cemento alla foce del Rio Deseado dove attraccano alcuni pescherecci oceanici per scaricare il pescato. Per una barca a vela questa banchina è un posto infame e pericoloso dove la corrente del fiume, la marea e il vento possono in pochi minuti distruggere la barca contro i ferri che spuntano dal cemento armato e noi ci eravamo attraccati ad un pontone poco più a monte del porto. Rafael dalle Canarie ci aveva detto via radio che stava entrando un’alta pressione e ci saremmo trovati per vari giorni senza vento ma io, approfittando della sosta a terra, avevo chiesto anche alla Capitaneria Argentina il loro meteo e, per non farmi mancare niente, avevo anche scaricato da internet le previsioni del servizio meteo Usa, il famoso NOAA.
Ero tornato a bordo dicendo a Marina: “Hanno finito il vento, ci aspetta una smotorata fino a Mar del Plata”, e verso mezzogiorno eravamo partiti verso nord. Per chi naviga la sosta a terra è sempre un elemento di stress: disturba il ritmo di bordo, si ha a che fare con altre persone, coi soldi, gli orari, i negozianti che vogliono vendere i loro prodotti, la burocrazia, i cartelli pubblicitari, i rumori delle auto, la polvere, gli odori diversi, per non parlare delle operazioni di ormeggio e disormeggio coi parabordi, i cavi, la scelta del posto, i fondali da controllare, le persone a terra che commentano… la terra è un vero stress. Anche noi dopo la breve sosta eravamo molto più stanchi e, siccome stava arrivando il tramonto, decidemmo di fermarci per riprenderci dalla stanchezza della sosta a terra e ripartire il giorno dopo con calma, tanto i meteo dicevano che stava abbonacciando. Prima di ogni partenza programmiamo sempre i posti dove fermarci in caso di necessità e sapevamo che poco distante da noi, a Capo Blanco, c’era un ridosso.
Da Capo Blanco si stende verso sud per un mezzo miglio una scogliera che protegge al suo interno una spiaggia di sabbia. Ancorammo nel mezzo della caletta tra la spiaggia e gli scogli.n
Che spettacolo: nessuna auto, nessun cartello pubblicitario, nessuna strada. Eravamo soli in un angolo di paradiso con la scogliera piena di leoni marini e foche e la spiaggia deserta. In acqua una coppia di cigni dal collo nero. Unica traccia umana era in lontananza il faro del Capo, uno dei pochi di questa costa.
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