Partendo da Fano ci si trova in uno dei punti migliori per iniziare una crociera a vela in Croazia
Isola Lunga
Una sola vacanza, anche lunga non basta per visitare questo fittissimo dedalo di isole, isolotti e faraglioni, l’arcipelago più denso di tutto il Mediterraneo. Da Marina dei Cesari alla punta di Ugi Otok, l’Isola Lunga, la più esterna dell’arcipelago zaratino, sono settanta miglia circa di navigazione durante la quale capita spesso di ammirare le evoluzioni dei delfini e di incrociare le tartarughe marine Caretta Caretta che proprio in Adriatico trovano un habitat favorevole.
Se si naviga di notte, all’arrivo si può ormeggiare nella piccola insenatura del faro di Veli Rat sulla punta di Ugi Otok per riposarsi della traversata. Dugi Otok è un’isola davvero lunga (45 km) e stretta (da 1 a 4 km), dalle straordinarie scogliere a picco. È ricoperta da vigneti, frutteti e pascoli, è intagliata a est da ampie insenature naturali e comodi ancoraggi. La baia più bella si trova all’estremo sudest dell’isola. Ci passerete accanto navigando verso sud e vale un ormeggio perché Luka Telašćica è una spettacolare insenatura lunga più di 8 chilometri che racchiude 13 isole, isolette e scogli, il porto naturale più grande dell’Adriatico!
Si chiama Telašćica anche il Parco Naturale che si affaccia sulla baia e che vale la pena di visitare. Qui troverete il lago salato Mir risultato di un fenomeno carsico, lungo circa 2 Km, pieno di acqua tiepida dalla concentrazione salina estremamente elevata, raggiungibile con una facile passeggiata a piedi. Proseguendo il cammino raggiungerete le scogliere rocciose chiamate Stene che si alzano per oltre 160 metri sul mare e proseguono verticalmente per oltre 80 metri sotto la superficie dell’acqua. Lo spettacolo è magnifico e nelle giornate limpide potrete intravedere in lontananza l’Italia.
L’arcipelago delle Incoronate
Subito dopo Dugi Otok verso sud, si apre l’arcipelago delle Kornati, Incoronate, uno spettacolo straordinario della natura. È un paesaggio lunare quello che vi accoglie, fatto di coste frastagliate protese su un mare blu, trasparente e profondo, un paesaggio che dal 1967 è diventato parco nazionale a tutela del territorio e dei fondali marini.
Il parco nazionale delle Kornati, comprende un arcipelago sparso su 300 km quadrati composto da oltre 148 tra isole e isolotti. Uno dei più impressionanti fenomeni naturali delle Incoronate sono le altissime scogliere a picco sull’acqua posizionate lungo il mare aperto. Sono chiamate “corone” (in croato “krune”) da cui probabilmente deriva il nome delle Incoronate (Kornati). Le scogliere più alte si trovano sull’isola Klobučar (80 metri), sull’isola di Mana (65m), sull’isola di Rašip Veli (64m) ecc. Il mare sotto le scogliere precipita fino a una profondità di 100 metri.
La grande isola Kornat (che dà il nome all’arcipelago) e le molte isole e scogli che formano questo straordinario labirinto sono proprietà privata dal XVII secolo, ovvero da quando gli abitanti del villaggio costiero di Murter vi si ritirarono per sfuggire ai Turchi. Arrivarono con le loro gajete (le tozze barche da pesca usate ancora oggi da queste parti) portando con sé le capre che sarebbero servite al loro sostentamento quando il mare si faceva troppo grosso per uscire a pesca e vi costruirono piccole case di pietra (perché qui, almeno di quella ce n’è in abbondanza) e aspettarono tempi migliori. Passato il pericolo, i Kurnatari- così vennero chiamati i fuggitivi- ed i loro discendenti acquisirono l’abitudine di trascorrere alcuni mesi dell’anno sulle isole.
Era una vita in condizioni estreme ma, a dar fede agli archivi ottocenteschi, i Kurnatari erano persone eccezionalmente longeve. Sono una sorta di miracolo dell’evoluzionismo, studiato da schiere di zoologi, anche le capre delle Kornati che, attraverso i secoli, hanno acquisito la straordinaria capacità di abbeverarsi in mare visto che a terra non c’è acqua. Le donne delle Kornati che cucinano la loro carne sanno che non bisogna salarla…Chi arriva alle Kornati si stupisce della grande quantità di muri a secco che recintano… il nulla. Il motivo di queste recinzioni non sta nella stupidità o nel desiderio di delimitare il possesso, bensì nel calcolo dell’esigua quantità di erba per le capre: si delimitava una porzione di territorio che fosse sufficiente al sostentamento di un determinato numero di capi.
Alle Kornati il massimo affollamento di barche avviene nella località Tarac dell’isola Kornat, nella chiesetta dedicata alla Madonna Pellegrina, dal popolo chiamata: Madonna di “Tarac”. Qui, ogni prima domenica di luglio, si celebra la Santa Messa e la benedizione dei campi e del mare. In questa occasione centinaia di imbarcazioni si recano verso Tarac. Questa processione votiva per mare è uno dei più interessanti e suggestivi festeggiamenti religiosi in Croazia ed è un modo affascinante per entrare nel cuore della vita di queste isole. E per innamorarsi di questa “pietraia” in mezzo al mare.
Navigando nell’arcipelago vi troverete immersi in uno scenario che toglie il respiro per la sua aspra bellezza, in un groviglio di canali, di baie, di promontori e qua e là, nei punti più riparati, rari e riposanti macchie di verde. Costeggerete lunghe teorie di mammelloni, torniti gomiti e cosce formose, che in un lontano passato hanno stimolato la fantasia popolare che ha visto in queste pietre sculture surreali di parti anatomiche femminili. Ecco perché i nomi delle Kornati sono tutti di origine popolare. Neanche geografi e puristi sono riusciti ad imporre denominazioni dotte. Quindi, anche la cartografia rispetta questi nomi curiosi, che sulla carta si traducono in “grande puttana” per l’isola Kurba Vela; “piccola puttana” per l’isola Kurba Mala”; “culo della nonna” per l’isola Babina Guzica; “promontorio di lasciva” per l’isola Bludni; “scorreggia grande” per l’isola Prdusa Vela; “scorreggia piccola” per l’isola Prdusa Mala.
Cosi’ descrisse le isole KORNATI la poetessa Russa Paula Preradovic:
Guarda le Kornati;
sono una frotta di isole, splendenti volti di sogno,
innumerevoli giacciono nello splendore del sole,
nude, senza animali, ne’ piante, né terra.
Creando la luce IDDIO diede loro nove volte essa.
Le ha fatte come ossa di pietra bianca
ricamandone i bordi, d’acqua blu turchese.
Splendendo di bianco riposano nel mare come grandi fiori.
Riposano nell’odore del sale, nei colpi delle onde,
arrossendo solo al crepuscolo e al tramonto,
ricche della loro povertà e dell’arida maestosità.]