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“Frutti” di Mare: Riciclo e Creatività

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Qualcuna lo fa per vocazione, qualcun’altra semplicemente per accaparrarsi un voto in più in pagella alle voci “Social responsibility” e “Sustainability”, fatto sta che sono sempre più numerose le aziende che intraprendono azioni a tutela dell’ambiente. Con questo articolo vorremmo portare all’attenzione del pubblico tre interessanti iniziative volte a ripulire i nostri mari e oceani dalla plastica per poi riutilizzarla in maniera creativa.

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Cominciamo con la più vicina a noi, “Healthy Seas” (in essere dal 2013), che riguarda la trasformazione di reti da pesca abbandonate in mare in costumi da bagno, biancheria intima, tappeti, ecc. Il progetto si basa su una collaborazione “cross-sector” i cui protagonisti sono l’italiana Aquafil, l’ECNC Land & Sea Group e l’olandese Star Sock; hanno iniziato dall’Adriatico, rendendo il nostro bacino pioniere nel Mediterraneo per recupero e riciclo delle reti da pesca.

Secondo un rapporto realizzato dalla Fao e Unep, le reti presenti nei nostri oceani restano nell’ecosistema marino per centinaia di anni, provocando la cattura accidentale di delfini, tartarughe e molti altri animali marini che spesso muoiono intrappolati tra le maglie. Si stima che negli oceani ci siano circa 640.000 tonnellate di reti da pesca abbandonate, pari a un decimo di tutti i rifiuti marini (www.rinnovabili.it). Per fronteggiare tale situazione d’emergenza, il programma “Healthy Seas: a Journey from Waste to Wear” rigenera le reti recuperate, trasformandole in nylon 6 ECONYL®, materia prima utilizzata per ricreare prodotti nuovi, come calze, costumi da bagno, biancheria intima e tappeti.

Vac from the Sea

La seconda iniziativa degna di nota risale al 2010, si chiama “Vac from the Sea” ed è firmata Electrolux. È nata con l’obiettivo di portare l’attenzione sul problema dei rifiuti plastici e ha pensato al loro riciclo per produrre elettrodomestici sempre più “verdi”. In ben 6 diverse zone del mondo migliaia di persone comuni hanno lavorato al fianco di tecnici esperti per individuare e raccogliere la plastica, attraverso immersioni subacquee o direttamente dalle spiagge o dalla superficie dei mari di tutto il mondo: Oceano Pacifico (Kahuku Beach, Hawaii), Indiano (Phi Phi Island, Thailandia) e Atlantico (prossimamente), Mar Mediterraneo (St. Cyr sur Mer, Marsiglia), Baltico (Sandhamn Island, Stoccolma) e del Nord (Skagerrak, Ramsvik).

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La campagna pubblicitaria relativa a questa iniziativa ha vinto ben 5 European PR Award ed è stata elaborata dal team di marketing europeo di Electrolux, Floor Care e dall’European PR Studio, che fa parte di Electrolux Corporate Communications, con l’obiettivo di rafforzare il ruolo del Gruppo come leader di settore per quanto riguarda la sostenibilità, accrescendo la conoscenza e la consapevolezza circa l’inquinamento da plastica nei mari e negli oceani del mondo.

adidas eco

Infine, nel 2016 arriveranno sul mercato le nuovissime scarpe da ginnastica ecosostenibili di Adidas. La famosa azienda tedesca di abbigliamento sportivo ha partorito l’idea in collaborazione con l’organizzazione ambientale “Parley for the Oceans”, che da anni si batte per la protezione e il rispetto degli oceani e per la preservazione della loro biodiversità. Il modello sarà realizzato quasi interamente con plastiche riciclate, in modo da dare nuova vita a reti e rifiuti trovati in mare.

La maggior parte delle reti per il progetto è stata donata dall’associazione ambientalista “The Sea Shepherds” (circa 72 chilometri totali di reti), che ha recuperato le attrezzature utilizzate nella pesca illegale in Africa occidentale da un gruppo di trafficanti ricercati dall’Interpol. Alcune delle reti verdi saranno destinate a decorare il dorso della scarpa, mentre il resto dei rifiuti di plastica servirà a realizzare la struttura della stessa.

Naturalmente i tre esempi sopra citati rappresentano un contributo non trascurabile al benessere delle acque mondiali e, di conseguenza, del pianeta e dell’uomo. Nonostante ciò, nulla è più importante del contributo del singolo individuo, che nel suo piccolo può in realtà fare la differenza.

 

 “If the oceans die, we die.”  -Captain Paul Watson-

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