SALVIAMO LE TARTARUGHE DALL’ESTINZIONE A CAUSA DELL’UOMO

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Michi ce l’ha fatta e tornerà liberà sabato 22 giugno a Fano. Per una tartaruga che si salva purtroppo ci sono oltre 500 esemplari che muoiono ogni anno a causa dell’uomo. E questo dato si riferisce solo all’Adriatico, l’area marina di Emilia-Romagna e Marche.

 

Michi tra pochi giorni sgambetterà tranquilla nella piscina che le prepareremo sulla spiaggia di Animalido all’Arzilla. In questo modo tutti potranno ammirarla e conoscere la sua storia prima del rilascio in mare. Come ha fatto l’anno scorso la tartaruga Tom, anche Michi probabilmente sulla spiaggia annuserà l’odore del mare vicino mentre sguazzerà in piscina. Ci piace immaginare che questo animale così antico, capace di vivere più di 100 anni se l’uomo non lo spinge all’estinzione, ne sarà “felice”.

Michi è un giovane esemplare adulto di Caretta caretta, la specie più diffusa in Adriatico. Il carapace lungo 60 cm ci fa suppone che abbia 11 anni.  È stata ritrovata il 3 gennaio scorso spiaggiata a Baia Metauro vicino a Fano in stato di ipotermia e denutrizione. Soccorsa e curata dalla Fondazione Cetacea di Riccione, si è per fortuna ripresa ed è rimasta lì, in attesa del clima giusto per il rilascio che avverrà sabato 22 dalla spiaggia di Animalido in collaborazione con Marina dei Cesari, MPNetwork, Lega Navale Italiana e Orca’s diving Club.

Tanti turisti e bambini sulla spiaggia prima del rilascio di Tom

La Fondazione Cetacea protagonista nel recupero delle tartarughe

Le tartarughe marine stanno scomparendo. Su una popolazione stimata nell’alto Adriatico di 45 mila esemplari, circa 500 vengono ritrovati morti ogni anno solo nelle spiagge di Emilia-Romagna e Marche. Alice Pari della Fondazione Cetacea di Riccione ce lo racconta e mentre parla ci immaginiamo una lunga, macabra fila di 500 tartarughe morte! Sappiamo che non è così, che i rinvenimenti avvengono in ordine sparso e in tempi diversi. Soprattutto sappiamo che lo studio fatto dalla Fondazione di questi esemplari morti è importante perché è un indicatore biologico delle condizioni di salute del nostro mare. Il Centro di Recupero Cura e Riabilitazione delle Tartarughe Marine gestito dalla Fondazione Cetacea Onlus di Riccione è un referente autorevole in materia perché ha un’esperienza trentennale, collaborazioni scientifiche internazionali ed è il punto di riferimento nell’area Emilia-Romagna e Marche e per tutto l’Alto Adriatico.

Perché muoiono le tartarughe

Perché muoiono le tartarughe e come? Le cause sono molteplici e principalmente sono dovute alle attività dell’uomo. Qualche esempio? I sacchetti di plastica galleggianti che le tartarughe ingurgitano perché li scambiano per meduse, le reste dei miticoltori e i fili di nylon dei pescatori che si attorcigliano intorno alle zampe quando vengono a galla per respirare. Le eliche dei natanti che distruggono il carapace, i cambiamenti climatici e gli improvvisi abbassamenti di temperatura. Ma anche le manovre sbagliate dei pescatori che spesso quando trovano una tartaruga nella rete la ributtano subito in mare. Invece no, invece bisognerebbe seguire le manovre di primo soccorso che la Fondazione Cetacea non si stanca di divulgare. Bisognerebbe lasciare l’animale su un piano inclinato e farle sputare l’acqua che ha riempito i polmoni per tutto il tempo che è stata costretta dalla rete, controllare se si muove, se è attiva. Solo allora si può ributtarla in mare. Altrimenti meglio avvertire la Capitaneria di Porto che informerà prontamente la Fondazione Cetacea.

Come salvare gli animali marini dal rischio estinzione?

“L’osservazione è molto importante- dice Alice Pari- anche noi per tutto il tempo più o meno lungo che gli animali stanno nel Centro di Recupero, ne controlliamo lo stato di salute osservandoli: se si muovono bene, se vanno sul fondo della vasca a prendere il cibo, se mangiano”.

Per capire tutte le insidie cui vanno incontro le tartarughe, Alice ci racconta la storia di Alessandra, una tartaruga adulta di dimensioni notevoli, recuperata un anno fa alla foce del Po in condizioni pietose: ferite di elica sul carapace, il cranio sfondato, un amo in gola, prolasso anale. Il pronto intervento, la bravura chirurgica e le cure dell’Ospedale di Riccione sono stati efficaci: “adesso Alessandra sta recuperando l’appetito- dice sorridendo Alice- e apprezza molto i calamaretti!”

Storie liete

Ma ci sono anche storie liete. A tutte le tartarughe che rilasciamo in libertà, racconta Alice, applichiamo una targhetta con i dati di riconoscimento. E questo ci ha permesso di sapere che una nostra tartaruga è stata fotografata e monitorata tempo fa a Creta da un gruppo di monitoraggio dei nidi: aveva appena lasciato sulla spiaggia di notte una bella covata di tartarughine! Ecco queste sono notizie che ci fanno veramente felici.

Anche Laura Aiudi , volontaria tirocinante, laureanda in biologia marina e responsabile per Fano della Fondazione Cetacea, ci parla del rapporto che si instaura con gli animali ricoverati in questo “ospedale” fuori dal comune. Ne è uno dei tanti esempi il nomignolo affettuoso che viene dato a tutte le tartarughe al loro arrivo nella Fondazione Cetacea e che quasi mai si riferisce al sesso. Le tartarughe infatti che vivono fino a cento anni, raggiungono la maturità sessuale intorno ai 25- 30 anni di vita.

“Ci affezioniamo molto e le tartarughe sembrano “affezionarsi” a noi- racconta Laura- Ne liberiamo in mare circa 60 ogni anno e ogni volta un pò ci dispiace perderle! Ovviamente non sono animali come il cane o il gatto che dimostrano “sentimenti”. Però si fanno capire e qualcuna sembra avere più personalità di altre. Ci danno molta soddisfazione e ci fanno felici anche quando recuperano velocemente grazie alle nostre cure! Come Tom per esempio che l’anno scorso ha avuto un recupero impressionante.”

I cambiamenti climatici e i rischi di estinzione

Tom, una tartaruga di 3 anni che abbiamo liberato l’anno scorso dalla spiaggia di Animalido, è un esempio dei danni che il cambiamento climatico provoca su questi animali. Si è spiaggiato in marzo a Fano con gravi segni di ipotermia. Le tartarughe spiaggiate in quel mese lungo il litorale Adriatico, in un’area compresa tra Ravenna e Ancona, quasi tutte per ipotermia, sono state circa 25, tutte curate e ospitate a Riccione. E’ stato un evento eccezionale un così gran numero di tartarughe spiaggiate in marzo. Di solito e in misura minore, gli spiaggiamenti avvengono in gennaio/ febbraio e sono quasi sempre determinati dai principali nemici degli animali marini cioè reste, pezzi di rete, ami, sacchetti di plastica. Probabilmente è stato l’improvviso abbassamento delle temperature provocato dall’uragano Burian, a mettere inaspettatamente in difficoltà le giovani tartarughe che stavano migrando, come fanno di solito all’inizio della primavera, dalle isole del sud Mediterraneo dove sono nate, al ricco e pescoso Adriatico.

Adottiamo una tartaruga

Tutti possono visitare su prenotazione l'”ospedale” delle tartarughe a Riccione e imparare tante notizie interessanti anche sul lavoro che vi si svolge. Tutte le tartarughe ospitate dalla Fondazione Cetacea, possono essere “adottate” a distanza diventando soci sostenitori della Fondazione e contribuendo così alle loro cure e mantenimento. www.fondazionecetacea.org

 

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